Roger Clarke, Sight&Sound /INTERNAZIONALE N.934 3/9 febbraio 2012

Il Torino film festival, per anni il più piacevole dei festival cinematografici italiani, è cominciato pochi giorni dopo le dimissioni di Berlusconi, e, come tutto il resto d’Italia, sembra essersi guardato allo specchio. Forse anche per la presenza del clan A1tman, compresa la vedova e il figlio, c’era un’atmosfera un po’ spettrale (in una città famosa per spettri, magia, suicidi e cioccolato). Di fronte all’hotel Genio, dove alloggiavano la maggior parte degli ospiti, c’era un cinema in passato usato dal festival, che oggi è una sala bingo. Continua ad aggirarsi anche lo spettro di Nanni Morretti, che negli scorsi anni ha tentato di rilanciare il festival. Il modello di Torino era molto buono. Una retrospettiva importante, di solito un regista di genere statunitense, e una calda e rilassata ospitalità garantiva spesso la presenza di nomi come Claude Chabrol o John Landis. Quest’anno c’era una buona retrospettiva su Altman con due gemme: un episodio di “Bonanza” e uno di Alfred Hitchcock presenta, girati all’inizio della sua carriera. Nella sezione italiana, il film che meglio inquadra l’umore austero che si respira nel paese, è stato “Sic Fiat Italia” di Daniele Segre, che spiega come molti operai della Fiat, per mantenere il posto di lavoro, abbiano rinunciato a gran parte dei loro diritti sindacali. Un sacrificio che forse sarà inutile.